Terza
stanza.
CANTANDO
E DANZANDO SENZA LIMITI!
N(eutro)
N(arrante). Quasi sull’abisso ora, camminano,
in cerca di riposte attese, e ancora transitando, circondati dal silenzio e nel
silenzio, con fare amichevole, si ri-vela loro, tra parole che danzano, tra rami
scrigno verde,
un Qoèlet, un predicatore dal volto brunito e sanguigno, il cui
labbro al suo bacio raccoglie e morde il ricamo squisito di rossi fogliami.
IO. A Godot? Legati a Godot: che idea!
OI. Certo! Vedi che…
Qoèlet.
Benvenuti amici.
IO.
/girandosi verso OI/ Dici a me?
OI.
/sorpreso/ Prego?
Qoèlet.
/ancora/ Benvenuti!
IO
e OI. /intimoriti a Qoèlet/ Ci hai spaventati. /sottovoce
ad OI/ Ho creduto fosse lui.
OI.
Chi?
IO.
Godot!
Fragorosa
risata di Qoèlet.
Qoèlet.
Mi fareste ridere se non fosse proibito: io sono Qoèlet!
IO.
/rivolto ad OI e sottovoce/ Come proibito, ma se
ha riso con fragore!?
Qoèlet.
E voi, miei cari amici, le vostre prerogative?
Pausa.
Rimangono immobili, le braccia ciondoloni, il mento sul petto, le ginocchia
piegate.
IO.
/intimorito/ Le abbiamo perdute.
OI.
/seccamente/ Le abbiamo buttate via.
IO
e OI. /intimoriti ma spavaldi/
Forse vostra Eminenza intende far valere le sue prerogative?
Pausa di silenzio.
OI.
/ad IO/ Non sento niente.
IO.
Ssssssss! /Tendono l’orecchio. OI perde l’equilibrio e quasi
cade. Si aggrappa al braccio di IO che barcolla. Rimangono in ascolto, stretti
l’uno all’altro, gli occhi negli occhi/. Nemmeno io.
Qoèlet.
Bene dunque, ascoltate!
Pausa. Rimangono in ascolto, grottescamente
rigidi.
Qoèlet.
Vanità delle vanità, tutto è vanità. Quale guadagno viene all’uomo per tutta la
fatica con cui si affanna sotto il sole? Una generazione se ne va ed un’altra
arriva, ma la terra resta sempre al stessa[1];
all’ombra, nella dimora dei cani, piccoli e
rari oggetti meticolose dita accompagnano nelle credenze della fede comune.
Ma il sole sorge e sempre tramonta là dove rinasce; là dove il dio sognante,
per poter giungere ad una comprensione razionale dei sui fenomeni, riscattare
deve il mondo da ciò che appare.
Rare, rare son le strade dove ancora il suo sorriso trema per le foglie,
riso d’un volto sanguigno e brunito;
ride e trema il suo antico labbro tra i rami, scrigno verde, che al suo
bacio raccoglie e morde il ricamo squisito di rossi fogliami.
IO./sotto voce a OI/ Questo è matto,
andiamocene!
OI. E
dove? Non vedi che ci sbarra la strada?
IO.
Credi davvero valga la pena d’aspettare?
OI. Mettiamolo
alla prova. /rivolgendosi al Qoèlet/ Dunque, chi sei tu che ci parli in questo modo, e come sei venuto a
noi? Come un guasta feste o come un dio?
Qoèlet. /con lo sguardo oltre i due astanti/ Dio
... vecchia anima nelle trecce di spighe in cui fermenta il grano! Serenità in
calma profonda, fiore d’inchiostro sulle dita gonfie, come polvere bollente, come
voli ... Dio! e poi dicon: Cristo!, bagascia e soldato!, pensionato!, croce e
impero!, nullità!, /pausa/ moderna e sempre in voga autorità, doganiere di vecchie colombaie.
Silenzio.
N(eutro) N(arrante). Il silenzio è d’oro e spalanca sepolcri!
Qoèlet. Io
sono l’avvocato di Dio davanti al diavolo, sono occhi profondi dove dormono le
navi che affondano.
OI. IO, io ho paura, mi tremano persino le scarpe. /accenna ad
andarsene/
IO. /ironico/ Lo sento dall'odore.
OI. /fa per andarsene ma OI lo afferra per un braccio/ Lasciami
andare!
IO. /pausa/ Aspetta, resta dove sei.
OI. /sottovoce/ Qui si mette male.
N(eutro) N(arrante). OI ed
IO riprendono coraggio a poco a poco, cominciano a girare intorno a Quelet, lo
scrutano da tutti i lati.
IO. /tra di loro/Proviamo a dirgli qualcosa.
OI. Cosa?
IO. Vive da queste parti?
Quelet. Ci sono nato.
OI. Non vorrei essere indiscreto, ma lei, scusi, che età ha?
Quelet. Lei vuol forse alludere a qualche cosa di particolare?
IO. Ha un aspetto molto giovane ma è saggio e profondo come un
vecchio, quindi pensavo che lei, signore potesse…
Quelet. /interrompendo IO/ Mi avete scambiato per Godot.
OI. Oh, no, signore, nemmeno per un momento, signore.
Quelet. Ditemi, dunque chi è questo Godot, per il quale non mi
avreste scambiato?
IO. Ecco, vede, è un … vecchio conoscente.
OI. Ma no, cosa dici, lo conosciamo appena.
IO. E’ vero, non lo conosciamo molto bene, però…
OI. Io, per me, non sarei capace di riconoscerlo, se lo vedessi.
Quelet. Tuttavia mi avete scambiato per lui.
IO. Il fatto è, capisce, … l’oscurità, … la stanchezza, … la
debolezza della vista, … l’attesa,… lo confesso, l’ho creduto per un istante
che lei, insomma potesse essere lui.
OI. Non gli dia retta, signore. Non gli dia ascolto!
Quelet. L’attesa. Dunque lo aspettavate!?
IO. Ecco, veramente, … si, lo aspettavamo.
Quelet. Qui? Sulle mie terre?
OI. Non pensavamo di far male.
IO. L’intenzione era buona.
OI. Questo ci dicevamo.
IO. E’una vergogna ma è così.
OI. Non è colpa nostra.
Quelet. /tirando una corda/
C’è un filo di frescura nell’aria questa sera. Cari amici sono felice di avervi
incontrati.
Vi dirò, amici miei, che non posso
fare a meno per molto tempo della compagnia dei miei simili; anche quando mi
rassomigliano imperfettamente. Ecco, dunque, perché mi tratterrò con voi un
momento, se non vi dispiace, prima di proseguire oltre il mio cammino. E per
ricompensarvi della vostra amicizia vi racconterò una storia, vi racconterò
delle gambe di Socrate e della dimora dei cani.
Quelet. /con
cenno della mano/ Muoviamoci dunque, verso la montagna.
N(eutro) N(arrante). Ed essi mossero come corpi vivi che
transitano.
continua
[1] Qoèlet, > 1,1-3. Antico Testamento, La Bibbia di
Gerusalemme, ed. EDB – La Bibbia, Nuovo
Testo Cei ed. San Paolo
[1] Qoèlet, > 1,1-3. Antico Testamento, La Bibbia di
Gerusalemme, ed. EDB – La Bibbia, Nuovo
Testo Cei ed. San Paolo
[1] Qoèlet, > 1,1-3. Antico Testamento, La Bibbia di
Gerusalemme, ed. EDB – La Bibbia, Nuovo
Testo Cei ed. San Paolo
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