NEXT TO ME. QUALSIASI COSA ACCADA RESTAMI VICINO.
durata lettura post min. 3:47,33 circa - grado di noia: dipende da quanto sei stronzo.
Questa mattina all’alba, con occhio contemplativo e bovino, carezzavo, al di là del riquadro della mia finestra bianca, i polposi rilievi collinari della città di Gubbio (che bella che è!), mentre l’irriverente boccaccia sorseggiava il vapore del mio caffè americano, l’altro occhio zampettava, curioso, tra le paginette luminescenti dei social network ai quali sono iscritto: SBENG! ECCOLO! L’occhione ceruleo sbatte proprio li, contro una “edicoletta votiva”che fa, orgogliosamente, bella mostra di se promuovendosi per il tramite della esibizione di un #hashtag a vocazione eroica.
Subito, per associazione tricologica, metto in relazione l’incolto barbone di Garibaldi, “Eroe dei due Mondi”, ovvero il Mercenario dei Mercenari, e l’incolto barbone del ex gimnosofista Osho: pace all’anima de li mortacci sua!.
L’eroico “santino” recita quanto segue: “Vivi semplicemente. Non lottare e non forzare la vita. Osserva in silenzio ciò che accade. Lascia accadere. Permetti a ciò che è, di esistere. Lascia cadere ogni tensione e lascia che la vita fluisca, che accada. E ciò che accade, te lo garantisco, libera.” (N.d.r. Teoreticamente inconsistente)
AMEN!, mi vien da pensare e chiuderla li, poi però ci ripenso, faccio un saltello indietro, rileggo: “Vivi semplicemente. Non lottare e non forzare la vita. Osserva in silenzio ciò che accade. Lascia accadere. Permetti a ciò che è, di esistere. Lascia…” … MINCHIA!
Frugo, con avida lussuria, nelle tasche del pigiama che non ho: m’è venuta voglia di un cioccolatino Perugina, … MINCHIA!, esclamo ancora.
Minchia! Ripeto un’altra volta, tra me e me, mentre il respiro dolce, costante e profondo, del mio super cane (disabile da più di un anno) fa da contro ritmo ai miei eroici furori (questa è una citazione colta per chi ha orecchie per intendere).
Penso dunque dico: di minchiate, nella vita, ne ho lette tante (ne ho anche fatte tante) ma questa è l’essenza stessa della minchiaggine.
Così, distolgo lo sguardo dalla terra di Francesco, il frate “straccione”, scorgo Guss(tavo) che mi guarda di sottecchi come solo lui sa fare, so già cosa pensa: “Non hai proprio un cazzo da fare, tu, alle sei del mattino di domenica, vero!? … vabbé, visto che mi hai svegliato, dammi un BISTECCA-LECCA, che ho fame”
(intanto penso)… mentre mangia che faccio, ne approfitto?
Gustav, posso leggerti una cosa!?
“No! Non puoi”
Intuisco il veto ma leggo comunque la perla di saggezza che ho appena scoperta tra le pieghe, incancrenite, dell’ego umano … Guss mi guarda e sbadiglia, come a dire “roba intelligente ne abbiamo?”, poi continua …
… ”Ale, io torno a dormire, tu intanto di a quel tuo amico scrittore, prima di aprire la bocca solo perché ce l’ha in mezzo alla faccia, di provare a farsi una settimana nelle mie condizioni; digli di farsi svuotare la vescica 7/8 volte al giorno, di farsi aiutare a defecare altrettante, di farsi medicare, con paziente e meticolosa regolarità, le piaghe da decubito, di farsi girare e rigirare, con la costanza e la precisione d’una lancetta d’orologio, quel corpo che non ti risponde più, su quella cuccia che una volta, dopo aver corso e fatto la lotta insieme, era il mio riposo preferito (oltre al divano quando non eri a casa, ma tu questo non lo devi sapere) e che ora non abbandono quasi più; poi, digli di sperare che qualcuno si alzi dritto in piedi, come una sentinella, nel cuore della notte, ogni notte, senza guardare l’ora, per controllare se ho bisogno … ed io ho sempre bisogno di sentire che ci sei, che non tradisci mai la promessa che mi hai fatta il giorno che mi ha strappato dal canile in cui ero rinchiuso … oh! Intendiamoci: tutto bello quello che mi hai letto, bellissimo … ma non ha anima: un uomo cosi, non muoverebbe un dito per i suoi simili, figurati per un cane”.
Guardo Gustav, il mio super cane, l’occhio bovino della semplicità che non forza la vital’ho abbandonato da un pezzo, così provo, mi cimento sulla strada signata dal “grande” barbuto indù: osservo in silenzio quel corpo immobile, disteso, come battuto da canne come mosse dal vento e rivedo ogni accaduto che mi riguarda con lui, ogni tensione che invariabilmente accompagna il fluire della vita nel suo accadere e scopro quel che già so: che la vita accade sempre, in tutta la sua ex-tensione; tutto ciò che accade è sempre solo la vita (e per fortuna) senza garanzie a buon mercato, senza consigli saggi dispensati come caramelle ai bambini … arresto l’oltre che fluisce … rileggo ancora … “Vivi semplicemente. Non lottare e non forzare la vita. Osserva in silenzio ciò che accade. Lascia accader …”,
MINCHIA!, non smetto di pensare,