EYA UNA.
Dentro l’immagine eterna che ho di lei.
Alzava piano la testa
E il volto
(avorio d’Africa
e Centro America
era sempre indice
d’Una musica magnifica
;in quel quadro
Le darò il mio nome
:Eya Una!
Una
bambina
coi capelli rame
che il rame del resto
è oscuro
come un’isola all’alba
Per quel che conosceva lei
del suo lato
tutto diverso
Non occorreva più nemmeno un
passo
verso
La condizione ideale
raggiunta
nell’universo imprevisto
della sua fervida carnalità
L’elemento erotico
Subito alla prima difesa
talvolta ipocrita
era
Come Un testo liturgico
Colmo di tutte quelle
banalità
Perfettamente allineate
ma prima del grande pasto
Gli animali più feroci
si avvicinano
pacificamente
così
,come L’uomo
stende
il braccio
Subito
alla
prima frase
nell’improvviso
m’era mai
venuto in mente
che All’università
non si tratta soltanto
di insegnare
senza il piacere
, di gustare
Frasi
versi
e luce d’agosto.
Lodarla
Ogni giovedì
Questo facevo
Sopra tutto
questo Sopra
nelle Numerose lettere
recapitate e scritte
In un mare d’affanno
le venne imposto
di mettere le scarpe ai
piedi
ma come si può
mettere alle ali le scarpe!?
Fu trascinata
In Un lavoro pieno di
abnegazione
Lontana alla mia mano
Fu trascinata
Dove Si agita
da un luogo all’altro
La regola del decoro
Una fortuna sfacciata!
, non c’è altro da dire.
Bisogna ammettere
però
che il lavoro giornaliero
fa nobile
l’uomo di basse origini
nel rigore
delle sue forme di vita
la fissavo e basta
Eya Una
Con la schiena
appoggiata alla pioggia
nella distanza
che batteva la mezzanotte
dentro l’immagine eterna che ho di lei.