domenica 14 luglio 2013

ENTE ED ESSERE IN TOMMASO D'AQUINO - UNA PRO-VOCAZIONE

Alessandro Tesini

ENTE ED ESSERE IN TOMMASO D'AQUINO - UNA PRO-VOCAZIONE (*)

NOTE AL "DE ENTE ET ESSENTIA" - 25/10/1985

IL "DE ENTE ET ESSENTIA" IN SINTESI.
Ente è tutto ciò che ha,in se, la possibilità di divenire essere in -ci; cioè cosa che è essenza naturale in entità all'individuo.
L'ente si fa o si dà presente all'essere, come l'essere sta posto presente com-partecipe all'/dell'ente.
L'essere può divenir chiamato, in quanto chiamante sé, come consistenza sussistente di condizione essenziale di principio d'esistenza; l'essere quindi, come stato massimale dell'ente, luogo ove non è precluso incontro alcuno con l'alterità.




(*) La parola pro-vocazione, distinta dalla linea di separazione-unione, è da intendersi qui nel senso primigenio della stessa, ossia nella sua accezione latina (provocatio, provocatus, provocare) "chiamare fuori, far uscire", composto di pro, avanti, e vocare, chiamare. Qui si tratta di una chiamata in favore (pro infatti è a difesa, in favore) di qualcosa o di qualcuno.



Tentativo di chiarificazione come giustificazione

L'ente È; quindi si è fatto presente, cioè sta posto (in atto, è attualmente); l'ente sta dunque, in primo luogo a designare "...la cosa che possiede l'atto di essere..." (cfr. L'ente e l'essenza, p. 218)
... ha quindi, poi, la possibilità di divenire essere in -ci (-ci è ciò che si trova in potenza alla possibilità dell'atto; ancora, -ci è, qui, da considerarsi nel significato dell'avverbio latino hic, qui in questo luogo e in questo tempo; così, l'essere in -ci è fattualmente qui, adesso, com-presente all'attimo; cioè cosa/res che è essenza naturale in entità all'individuo ... che cos'è? È cosa che è! "...è cosa per cui e in cui ogni cosa possiede il suo essere; cioè, è ciò che fa sì che ogni cosa sia quella determinata cosa".
L'ente si fa o si dà presente all'essere, come l'essere sta posto presente com-partecipe all'/dell'ente

L'ente ancora come la cosa
che possiede l'atto di essere
l'essere costituirebbe l'atto
nell'ente, ma è separato dall'essenza
partecipazione e notorietà all'ente è il darsi com-partecipe dell'essere che sta all'ente, ma è anche com-presenza(*)

L'essere può divenir chiamato
c'è uno stato di acclamazione qui
ed è un chiamare a gran voce
ciò che viene riconosciuto
esprime la possibilità
la sua essenza si ritrova nel com-possibile
c'è una volontà nominale e nominante verso ciò che si fa conoscibile dandosi al conoscente - colui che vuol conoscere, ma anche colui che già conosce in quanto ci ha conosciuti per primi, ed in questo ci ri-conoscerà - perché noi conosciamo nominando
infatti (è dantesi) come ciò che è "... in quanto chiamante sé"; cioè ciò che si fa presente dandosi, prima, si fa presente a se stesso come momento ri-conciliativo con l'esser qui - l'esser-ci - come: "consistenza sussistente di con-dizione essenziale di principio di esistenza" (cum e dicere, dire insieme, convenire, stabilire di comune accordo)
L'essere, quindi, come stato massimale dell'ente, luogo ove non è precluso incontro alcuno con le alterità.



(*) è nell'ente come momento attuale dell'ente stesso, quindi l'ente come prima nozione del/al nostro intelletto (come ciò che si fa presente) deve necessariamente avanzare come dantesi all'intelletto conoscente, come accettabile -ma anche- la sua accettazione è possibile solo se l'ente stesso si dà, cioè si rende presentabile


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