TUTTO L’ODORE VIOLENTO DELLA VITA.
Cominciò sul mare d’inverno
La Giudecca
Dal ponte del traghetto
che attraversava il canale
La ricordò
ancora come ora
Venezia è d’una bellezza
incantevole
Come le favole
Obbedienza e gambe lunghe
e le sere trascorse scorrendo
le dita sulle pietre
Ruvide al ruvido
Palmo a palmo
dalla mano
alla mano
Suonò qualcosa
al pianoforte
Toccò tutti i registri
era pronto a succhiare
tutto l’odore violento della vita
Le narici rigonfie
Lo sguardo teso
Uno stupefacente ritrovar se stesso
Incessantemente andava sognando
La più piccola di tutte le oasi
quella piazza San Marco
col ruggito del suo leone
La soave meraviglia
L’immagine
che i peccati redime
Nei tratti del suo volto
L’espressione delle emozioni
più alte
più forti
I muscoli del collo
Scoperti e protesi
esaltati
dalla luce bianca della nebbia d’inverno
Con la sua tenera notte brutale
Fu quella la notte
che
Fece la guerra
con la diligenza di uno studente
che
Fece l’amore
con la rabbia di un animale feroce
La sua lama era così tesa
tersa da fare da specchio
E spaccare
La storia della umanità in due metà
l’una contrò l’altra
Scelse intenzionalmente la
prospettiva
Dal ponte di Rialto
La linea dell’est
Rappresentava
La sua simpatia per la condizione
selvaggia e animalesca
Di due amanti abbracciati
Nella confusione cocente del
carnevale
Pretendere che egli fosse dolce
come il miele
Con esplicita allusione
allo splendore della notte bruma
Sarebbe stato come chi svegliandosi
in piena notte
si mettesse a cantare
L’effetto di una improvvisazione
piena di sentimento
Tutto cominciò
Dal ponte del traghetto
Con lo sguardo dell’uomo
che attraversava il canale
Tutto cominciò
nell’odore violento della vita
Sul mare d’inverno
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