ALLELUJA.
Avrei potuto semplicemente dire
raccontarmela
a mo di canzone
ma
Avevo
Una voglia vorace
che mi levava le scarpe
e Le palme nude
sul suolo sottile
dentro al cortile
di lusso
duro di sasso
Senza tracce
Solo il sesso
e il resto
Mi faceva orrore
Scrivere forse
Una sillaba alla volta
Bianco di brina
Poi L’indomani
Svolgere la mia storia al passato
Il tempo d’un pasto
quale indumento esterno
che mi può fare da pelle
Nudo
Come un tempo remoto
come un moto
diversamente acceleravo
Qualsiasi cosa abbia potuto dire
Le sentivo palpitare le cosce
Tra i rumori dell’acqua corrente
E Le mie dita schiuse
Avevo
La voglia di vedere
Con gli occhi
in mano
rubavo gli odori
Passando la lingua
Per la cucina
di tanto in tanto
Ne Ho visti di visi
in fotografia
come un gatto che fruga
Mentre suo padre
un matto
di casa in chiesa
Mi sbatteva
Urlando
Le anime vive si assomigliano tutte!
frecce bianche
facce toste
Un vero rifugio senza uscita
Per Le mie reti
un pertugio
grigio cenere
bagnato di pioggia
Il tempo Sparso
invaso
Senza veli
In nessun posto
La vita traccia
il massimo
della distanza
e l’errore non supera l’oscurità
ma è nella stanza
che a piccoli passi …
Alleluja!
Che
Mi viene voglia
di ridere
che
Mi viene voglia
di cantare
che
mi viene voglia
di pisciare
Dentro a una stella
Dietro a una stalla
colle mani sopra
Per non cadere avanti
Voltavo la schiena e pagine
A una croce
poi una voce in vece
dice
Ne ho abbastanza
Di te
delle tue stese figure
di quel sospiro
dolce e feroce
del tuo boschetto
felice
e degli altri vicini
Curiosi
al tuo corpo
al mio corpo
degli specchi
curvi e flessi
di quelli che
nel fragore si
infrangono
e ingrassano
ogni storiella
L’insuccesso
a prescindere dal cesso
arriva riflesso,
man mano che mi inoltro,
una dopo l’altra
tra i denti il coltello
m’appendo alla sera
come a un grilletto che spara
ORA!
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